Intervista a Manuel Saraceno, in arte Manu CookandRock, Content Creator di GialloZafferano
“Il soffritto è una base ritmica, la scorza di limone grattugiata è l’assolo di chitarra, e la grattata finale di pepe nero è l’ultima rullata di batteria. Ogni ingrediente deve essere equilibrato nel piatto, come gli strumenti nelle canzoni”
A tutti noi capita di ascoltare musica cucinando. A volte perché abbiamo la televisione accesa in sottofondo, altre perché decidiamo di sintonizzarci sulla nostra playlist preferita e lasciarci trasportare dalla mia magia e le emozioni che, solo la musica, è in grado di generare.
Lo sa bene Manuel Saraceno, in arte Manu CookandRock, Content Creator di GialloZafferano, il celebre sito web di ricette trasformatosi successivamente anche in rivista. Manuel, da sempre grande appassionato di viaggi, musica e cucina, è riuscito a trasferire tutte le sue passioni nelle ricette che prepara con amore e talento a suon di musica e lievitati. La sua biografia Instagram, d’altronde, parla chiaro: “La mia missione è rendere felici le persone con ricette di lievitati che funzionano”. E funzionano eccome!
Intervista – semiseria – al rocker di Giallo (chiedendo scusa a Ivano Fossati per aver modificato il titolo di una delle canzoni più importanti della musica italiana).
Ciao Manuel. Raccontami chi sei
Brevemente: papà di due figli maschi, chitarrista rock, cuoco autodidatta e amante dei panini imbottiti.
Com’è nato il progetto Manu CookandRock?
L’idea di voler lavorare in cucina era sempre più insistente. Diciamo che “mi stava picchiettando la spalla” così, invece di andare alle prove con il mio gruppo rock, restavo in cucina a fare esperimenti: da lì è nata l’idea di aprire un blog che unisse entrambi i mondi.
Cibo e Musica. Che connessione c’è?
Il soffritto è una base ritmica, la scorza di limone grattugiata è l’assolo di chitarra, e la grattata finale di pepe nero è l’ultima rullata di batteria. Ogni ingrediente deve essere equilibrato nel piatto, come gli strumenti nelle canzoni.
Tre musicisti, o band, che ispirano la realizzazione dei tuoi piatti?
John Mayer mi rilassa quando penso a nuovi piatti, i Led Zeppelin sono perfetti nella preparazione di un risotto e gli AC-DC indispensabili quando voglio imbottire un panino di “tanta buona roba”.
Se la tua canzone del cuore fosse un piatto, quale sarebbe?
Everlong dei Foo Fighters, nonché la mia pizza preferita: pomodoro, mozzarella, gorgonzola e salame piccante.
Una delle tue grandi passioni è viaggiare. Quanto trai ispirazione dal mondo per creare le tue ricette?
I piatti tipici dei paesi rispecchiano perfettamente l’identità di ogni singolo luogo. Lisbona, per esempio, rappresenta a pieno il profumo di cannella dei pasteis de nata (dolcetti tipici portoghesi a base di pasta sfoglia e ripieni di crema e cannella, ndr), Campobasso è la rappresentazione della pizza in teglia appena sfornata, Bruxelles lo spezzatino di manzo con birra d’abbazia.
Parliamo di social. Che rapporto hai con loro?
Odio e amore. Sui social sembra che tutti debbano per forza dire la loro su argomenti di cui non hanno la minima competenza. Trovo, purtroppo, che ultimamente in rete circoli troppa invidia e poco rispetto per il prossimo. Noi adulti, che spesso li utilizziamo sia per lavoro che per piacere, abbiamo una responsabilità enorme nei confronti dei nostri follower che, molto spesso, sono minorenni.
Secondo te, quanto è cambiato il mondo della comunicazione da quando hai intrapreso questo percorso?
La pandemia ha completamente capovolto il mondo: ci ha isolato e contemporaneamente avvicinato. Quando da piccolo andavo ai concerti al massimo potevo portare a casa una foto sfocata scattata da lontano, ora invece è il contrario: ci si deve mettere in punta di piedi per superare la muraglia di gente che fa video con i propri smartphones. Ah, come mi sento vecchio!
Su quali piattaforme ti troviamo?
Instagram. Facebook penso di non utilizzarlo dai tempi dello sbarco sulla Luna (1969, ndr).
Dove ti vedi da qui a dieci anni?
A Tarifa – in Andalusia – a vendere panini sulla spiaggia.
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